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IMMORTALS – la recensione

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Regia: Tarsem Sighn

Con: Mark Hamill, Isabel Lucas, Freida Pinto

Genere: peplum/storico/mitologico

Anno: 2011

Il peplum, un genere cinematografico in voga negli anni 30/40/50/60, con alti e bassi, per poi soccombere del tutto, sta tornando di moda negli ultimi tempi con rivisitazioni più o meno personali di autori e pseudo autori. La nuova era del peplum potremmo dire che ha avuto inizio con Il Gladiatore di Ridley Scott, per poi proseguire con il Troy di Petersen, una visione alquanto storpiata della mitologica guerra di Troia, per poi passare allo Scontro Tra Titani di Loui Leterrier, remake dell’omonimo film di Ray Harryhausen di fine anni 80, famoso per i suoi mostri animati in Stop-motion; si potrebbe inserire in questo contesto anche il 300 di Zack Snyder, ma relativamente, in quanto è un film tratto da una graphic novel di Frank Miller, quindi catalogabile nei comic movie. Ed arriviamo al nostro Immortals, l’ultimo lavoro dell’indiano Tarsem Sighn, autore di The Cell e The Fall, più conosciuto per i suoi video musicali che per i suoi film, insomma. Immortals si presenta crudo, tutto girato in teatri di posa, richiami alle vecchie pellicole con arredamenti fatiscenti e logori, una fotografia scura ma ben calibrata, fondali bellissimi, e, a detta del regista, un incrocio pittorico e cinematografico, apostrofando il suo film “Caravaggio incontra 300”.

La storia è questa:

all’inizio dei tempi vi erano Dei e Titani, i quali si affrontarono in una guerra millenaria perché entrambi scoprirono che pur essendo immortali tra di loro si potevano uccidere.

 

Durante questa ferocissima guerra andò perduto l’arco di Epiro, un’arma di una potenza inimmaginabile, e a conclusione della guerra, gli Dei rinchiusero i Titani nelle viscere del monte Tartaro a sorreggere il mondo. Essi si elessero come protettori dell’umanità, Zeus, padre degli Dei, emanò un editto dove si vietava agli dei di interferire nella vita dell’uomo, affinchè egli potesse da solo raggiungere i suoi traguardi. Ma il re Iperione, deluso dalla strafottenza degli dei, decise di ribellarsi liberando i titani e riaprire la faida millenaria tra immortali. Gli Dei videro in Teseo l’unico uomo in grado di guidare l’umanità alla sua salvezza.

Bè, graficamente e tecnicamente il film è ineccepibile, ma è nella sceneggiatura il “tallone d’achille” della pellicola: episodi che si susseguono, a volte, senza un filo logico, eventi a dir poco strani che potevano essere benissimamente evitati, interpretazioni non tutte allo stesso livello, lo stesso Mikey Rourke, nei panni di re Iperione, non è all’altezza delle sue ultime ed avvincenti interpretazioni, insomma, un film a tratti noioso, e ad altri tratti anche stupido (perché dopo un’onda gigantesca tutti sono sporchi di petrolio??? Perché???), che puzza di evento mancato. Spettacolare il marmoreo monte Olimpo, come anche le interpretazioni degli Dei e le loro vesta, ma il tutto si riassume in un “piccolo film”, che fa da contorno a grandi fondali in computer grafica.

Mettete nel vostro lettore Gli Argonauti, oppure il primo Scontro Tra Titani, almeno avrete qualcosa da seguire, oppure andate al cinema e rifatevi gli occhi con questo tanto spettacolare quanto piatto peplum del nuovo millennio.

Auguro a tutti, buona visione.

GIANFRANCO POLISENO

 

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