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Il canile dimenticato

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Maggio 2011
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La lotta al randagismo parte dalla prevenzione e da una serie di azioni che vedono in campo tutte le istituzioni che vigilano sul territorio. Ma questo non è il caso di Troia. Non è raro vedere a Troia cani senza padroni, sporchi e affamati e in branco. Secondo la voce di coloro che nell’ombra si occupano di questi cani randagi ce ne sono circa un centinaio, localizzati in branchi da 30-40, in varie zone del paese. La maggior parte dei randagi sono cagne non sterilizzate che continuano a proliferare in modo incontrollato. La prima considerazione che emerge da questa grave piaga sociale è la mancanza di sensibilità non dovuta esclusivamente ai residenti del paese ma anche e soprattutto ad una forma mentis che è abituata ad accettare le cose per quelle che sono. Per i troiani è normale vedere in giro cani randagi e questo approccio deve essere cambiato o almeno arginato. Deve essere cambiato perché dietro le presenze “scontate” di questi esseri a quattro zampe senza identità e senza meta si nascondono sofferenze e malattie che purtroppo la gente è abituata a non veder e a non sentire. I cani sono dotati di una forte empatia affine all’uomo ma quando vivono emarginati e senza essere cibati sviluppano la loro componente più aggressiva.

La risposta a questo problema dovrebbe essere il canile comunale che si trova in contrada Tavernazza. L’indagine in corso ha portato alla luce la fatiscenza e la precarietà in cui versa la struttura tra l’altro satura ormai da anni. Dalle foto emerge chiaramente la situazione in cui vengono lasciati i cani nei giorni di pioggia. Nessuno di chi ha la competenza e il dovere, interviene per fronteggiare l’emergenza. Di contro, ci sono persone che di fronte al menefreghismo delle istituzioni lavorano e si occupano dei cani che non potendo essere ospitati nel canile sono lasciati al proprio destino. Emblematica è la storia di Maria, una signora che combatte per il rispetto di questi animali, una signora che da sempre cura i cani randagi a proprie spese, una signora che ha dato una dimora a circa venti cani trovati in strada, una signora che chiede aiuto. Maria ci racconta la storia di Nerina, un cane trovato in condizioni gravi nel vecchio campo sportivo e lasciato morire dopo quattro giorni di agonia nonostante Maria si fosse interessata di segnalare la situazione a chi di dovere. La fattispecie è documentata in un video. La signora ci racconta che nei vari casi che incontra può contare solo sull’aiuto dell’Associazione Rifugio dei Cani Onluss di Foggia che all’occorrenza è sempre pronta ad intervenire. Ma questo non basta. Sappiamo bene che la normativa conferisce specifiche funzioni ai Comuni e alle Asl e che bisogna lavorare in sinergia per ottenere risultati concreti. Di conseguenza si fa appello non solo ai due enti territoriali ma anche a tutti coloro che possono concretamente gettare un ponte fra la necessità di risolvere il problema e la sua effettiva risoluzione.

 

 

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