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News Febbraio 2018 Femminicidio a Troia
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Femminicidio a Troia

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News - Febbraio 2018
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Marito accoltella e uccide moglie, poi tenta il suicidio

Una violenta lite tra marito e moglie è degenerata e si è trasformata in tragedia: una vittima e un ferito grave il drammatico bilancio di quanto accaduto questa notte in un appartamento di viale Kennedy a Troia. Erano le 2.15 di oggi, 16 febbraio 2018, quando Ferdinando Carella e Federica Ventura hanno cominciato a litigare, così forte che i due figli di 8 e 10 anni - che nel frattempo dormivano in cameretta - si sono alzati dal letto e per lo spavento sono usciti dall'appartamento e hanno chiesto aiuto alla vicina di casa, che ha immediatamente allertato il 112. Giunti sul posto, i militari dell'Arma hanno trovato la vittima, Federica di 40 anni, riversa sul pavimento in una pozza di sangue e senza vita; vicino a lei c'era il corpo del marito Ferdinando 47enne. L'uomo, dopo aver inferto almeno sette fendenti con un coltello da cucina, ha tentato il suicidio. I militari lo hanno trovato, infatti, con l'arma conficcata al petto. L'uomo è stato trasportato d'urgenza agli Ospedali Riuniti di Foggia, dove questa mattina è stato sottoposto ad un delicatissimo intervento chirurgico. Dichiarato in stato d'arresto, le sue condizioni sono gravissime. Non si conoscono i motivi del violento litigio che ha portato all'uccisione della giovane madre.

Ciao Federica, non ti dimenticheremo mai

Il ricordo della Prof.ssa Antonella Cagnolati a nome di tutto il Dipartimento di Studi umanistici, Lettere, Beni culturali e Scienze delle Formazione dell'Università di Foggia

"Ricordo molto bene Federica. La rivedo entrare nella mia stanza, in via Arpi, e discutere con me le correzioni da apportare alla sua tesi di laurea; le immagini da inserire; la scelta del colore della copertina. E tutto ciò avveniva solo poco più di un anno fa, 10 novembre 2016. La notizia della sua morte piomba nella nostra vita (in quella dell'intero Dipartimento) come un fulmine. Mai il femminicidio aveva sfiorato così da vicino la mia vita e la nostra vita, i miei e i nostri affetti. Sì perché le studentesse diventano parte della nostra vita: le accogliamo, le curiamo, le seguiamo, spesso ascoltiamo i loro problemi e le confortiamo. Di Federica mi avevano sempre colpito – e spesso me ne chiedevo la ragione recondita – i suoi occhi tristi, velati, al punto che avevo intuito abissi di infelicità. Mi raccontava le sue aspirazioni: lo studio che aveva ripreso da adulta, il desiderio di lavorare come educatrice, l’amore per i suoi bambini. Negli ultimi tempi l’avevo vista spenta, assente, distratta e capisco solo ora la portata del suo disagio, del suo "non dire", non aprirsi, non svelare. Una giovane donna che non riusciva a trovare la forza di chiedere aiuto, che stava annegando nel suo dolore. Femminicidio. Quante volte sentiamo pronunciare questa parola, abbinata a nomi e cognomi di donne sconosciute che diventano immediatamente un gelido fatto di cronaca? Quando le persone sono vere, le hai viste, hai il loro viso impresso nei ricordi non puoi più tacere, non puoi non gridare: dobbiamo agire, dobbiamo far salire alta e forte la nostra voce per non far morire due volte, di odio e poi di oblio, queste nostre sorelle. Mi preme ribadire che da anni la nostra Università è attiva su questo fronte. Innumerevoli le iniziative, i progetti, il sostegno a tutto ciò che può favorire la consapevolezza e squarciare il velo di indifferenza su tali crimini efferati. Noi ci siamo. E non dimenticheremo (mai) Federica. ​

FOGGIATODAY

 

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