Deceduto Antonio Colella, già assessore al comune di Troia

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La filosofia illuminata di Totonno

Oggi in Cattedrale i funerali

Il confronto con la Storia per Totonno era esercizio quotidiano, sin dal primo mattino quando aprendo il balcone, si trovava di fronte la lapide-ricordo: “In questa casa nacque Antonio Salandra”. Quasi un’inevitabile conseguenza, quindi, ritrovarsi ad essere il "decano" del Circolo intitolato proprio all’illustre parlamentare troiano. Un uomo d’altri tempi, impeccabile nel portamento e audace nel pensiero, segnato dalle cinque parole più evidenti nella ‘tag cloud’ della sua vita: autodidatta, illuminismo, galantuomo, filosofia e famiglia. L’intera comunità cittadina gli deve molto, e non solo per le scelte coraggiose e coerenti fatte nel periodo che lo vide impegnato in politica e nell’amministrazione del paese, ma soprattutto per l’esempio e l’impegno dimostrato per una vita intera, a non darsi mai per vinto e a rinnovare gli stimoli, attraverso la coltivazione della memoria, degli affetti e dell’introspezione intellettuale. Il lavoro lento e incessante di Antonio Colella ha contribuito ad accendere luci e interessi su fatti e personaggi della memoria troiana, raccontati e rivissuti con passione nei suoi scritti, e col pregio - senza ombra di dubbio - che avranno la forza inesauribile di tenerci “giovani” a lungo. Se un suo omonimo, amico fraterno di Santino, mi aveva sottoposto a 13 anni alla lettura della Rerum Novarum di Leone XIII, Totonno qualche anno più tardi mi chiamò e mi spinse a qualcosa di più impegnativo: confrontarmi con un tema ostico come ‘la gnosi’, chiedendomi di curare la prefazione al suo libro “Memorie”. Il confronto, in pratica, con la tesi di suo fratello, il Rev. Giovanni Colella, il cui Studio Filosofico aveva affrontato il “Superamento della gnosi in Clemente d’Alessandria o Alessandrino”, il primo filosofo che nel 200 d. C. si convertì al Cristianesimo. Totonno sapeva che ero stato chierichetto di don Giovanni e che non avrei saputo resistere alla sfida. Ma ricordo anche quanta gioia sprizzava dai suoi occhi, in occasione del premio ricevuto a Levico Terme in Trentino Alto Adige, “La Farfalla d’Argento”, per una delle sue “Novelle”: "U t’atr (il teatro) a Troia" e quanta tenerezza trasmettesse la sua cronaca del viaggio, sotto l’occhio austero e affettuoso della sua Severina. In definitiva, va riconosciuto a Totonno di aver perseguito e "innestato", col garbo che lo contraddistingueva, i semi di una scommessa nobile. Lo ha fatto in ciascuno dei suoi lavori. Vere e proprie staminali per tener "sana" la vitalità del nostro patrimonio di ricordi, nonché della capacità di questa comunità di non disperderlo e di non disperdere la memoria storica, che ne testimonia il valore e ci consente di tramandarlo di generazione in generazione. Sono a scrivere queste righe sulla banchina del porto di Bari, da dove sta partendo un traghetto per la Grecia. Sarà l’emozione o qualcosa di simile, ma nel riverbero già accecante di questo sole meridiano a metà Aprile, mi sembra di riconoscere un sorriso sul ponte più alto. Alzo d’istinto il braccio per salutare, e da lassù mi si risponde con un ampio e composto gesto. Ciao Totonno, va pure verso il tuo Olimpo, in quella Agorà c’è chi aspetta per riabbracciarti, l’eco dei tuoi pensieri continuerà a tenerti vivo nei nostri comme

La redazione di Aria di Troia si unisce al dolore che ha colpito la famiglia del caro amico Antonio, in particolare alla moglie Severina, alle figlie Elisa, Tiziana, Giovanna e ai parenti tutti.